martedì 28 dicembre 2021

#Stagioni, #Luoghi, #Storie. 2004, Immortal Ad Vitam │Crespi d'Adda │Alto calore di M'Barka Ben Taleb │ Antibes │Doris Duranti,

Immortal Ad Vitam (Immortel ad vitam) è un film di fantascienza animato e live action francese in lingua inglese, del 2004, diretto da Enki Bilal. La pellicola è ispirata alle graphic novel La fiera degli immortali e La donna trappola. Nel film recitano Linda Hardy, Thomas Kretschmann, Charlotte Rampling e Frédéric Pierrot.

2095, una futuribile e sinistrata New York, popolata da esseri umani normali, umani geneticamente modificati e mutanti, subisce il giogo di una dittatura ed è divisa in tre zone stratificate. Le condizioni ambientali in Central Park non sono più compatibili con la vita di un mortale ed esso è stato dichiarato "zona di intrusione" dove le persone che tentano di entrare vengono immediatamente uccise. Sopra il parco è apparsa una misteriosa piramide. All'interno, le divinità dell'antico Egitto stanno giudicando uno di loro: Horus, il dio con la testa di falco. Prima che egli perda la sua immortalità, gli sono accordati sette giorni sulla Terra (che corrispondono alla durata dell'ultimo battito del suo cuore).
Un gruppo di mutanti viene arrestato, tra cui una donna di nome Jill. Ella ha delle squame elettriche sul capo, gli organi interni deformi, e dopo la sua mutazione, i capelli blu e una anatomia umana. Nonostante il suo aspetto, Jill, ad un esame medico dimostra i tessuti come quelli di una neonata di tre mesi e ha alcune capacità soprannaturali che ella conosce solo in parte, tra cui quella di essere in grado di generare con un dio. Jill sfugge alle grinfie della Eugenetics Corporation, una multinazionale farmaceutica violentemente contestata per la propria attività e per il suo fare lobby. Jill viene aiutata da un amico completamente bendato e vestito in abiti pesanti di nome John, che si rivela essere un "trasferitore"; guardiani galattici che si occupano di collocare degli esseri alieni che finiscono per sbaglio in mondi a loro sconosciuti a causa della zona di intrusione. John trovò Jill tre mesi prima nella zona di intrusione manifestatasi a Central Park e se ne prese cura. Dando regolarmente delle pastiglie a Jill queste la trasformano lentamente in un essere umano, impedendole però di ricordare il suo passato, lasciando che sia il presente ad emergere https://it.wikipedia.org
Crespi d'Adda è una frazione del comune italiano di Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo, Lombardia, in passato parte del comune di Canonica d'Adda, a cui apparteneva in quanto a sud del fosso bergamasco.
Consiste in un villaggio operaio, per le maestranze operanti nel settore tessile cotoniero sorto a opera di Cristoforo Benigno Crespi a partire dal 1877 e passato poi nelle mani del figlio Silvio. Per l'eccezionale stato di conservazione del suo patrimonio storico e architettonico fu, nel 1995, annoverato tra i patrimoni dell'umanità dall'UNESCO[3]. È infatti il villaggio operaio meglio conservato dell'Europa meridionale: seppure esistano esempi simili, essi sono concentrati più nell'Europa centro-settentrionale
Nel 949 vi è la prima menzione del territorio, col toponimo Arnicho, in un documento diplomatico.[5] Nel 1157 sorge una controversia tra prevosto di S.Fermo di Marne e badessa del monastero di Santa Margherita che sorge alla confluenza del Brembo nell'Adda. Con la pace di Lodi nel 1454 viene riconfermato il confine del XIII secolo del fosso bergamasco, il territorio è dunque milanese anche se posseduto da cittadini della repubblica di Venezia, a cui appartengono i vicini paesi dell'Isola Bergamasca: Brembate e Capriate.
Nel 1570 vengono apposti dal ducato di Milano tre cippi di confine. Nel 1721 Crespi come pascoli e terreni incolti viene rappresentato nel catasto teresiano. Nel 1889 passa a far parte del comune di Capriate d'Adda, che verrà poi a sua volta fuso con il comune di San Gervasio d'Adda nel 1928 a formare il comune di Capriate San Gervasio. A seguito della seconda guerra d'indipendenza, nel 1859 passa col resto della Lombardia al regno di Sardegna e nel 1861 diventa parte del regno d'Italia.
All'inizio degli anni novanta a livello comunale fu proposto un piano regolatore che prevedeva nuove edificazioni nell'area del villaggio operaio. L'associazione culturale locale "Centro Sociale Fratelli Marx" (CSFM), supportata dal locale circolo di Legambiente e da diverse persone coscienti del valore del villaggio, volle contrastare questa proposta decidendo di tentare l'iscrizione del sito di Crespi d'Adda nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Fu costituita la Consulta per Crespi, che iniziò un'opera di informazione e pressione sui politici e gli organi di informazione locali per scongiurare l'applicazione del piano urbanistico.
Il 5 dicembre 1995 il "Villaggio operaio di Crespi" è entrato a far parte della Lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. È uno degli esempi meglio conservati di villaggio operaio industriale che esistano al mondo. Contrariamente a siti analoghi, lo stabilimento è stato funzionante fino al dicembre 2003 e le case sono tuttora abitate. Nel 2013, un soggetto privato ha rilevato la proprietà del sito, presentando un piano di riutilizzo, che è risultato compatibile con le priorità e gli obiettivi stabiliti dall'UNESCO. https://it.wikipedia.org
  • Alto calore di M'Barka Ben Taleb 
  • CD Audio
  • iCompany, 16 febbraio 2018
  • hanno suonato:
  • M'barka Ben Taleb: voce, percussioni
  • Marcello Vitale: chitarra cl., el. e battente
  • Erasmo Petringa: oud, violoncello, ciaramella, contrabbasso
  • Paolo del Vecchio: bouzouki, mandolino, chitarra cl.
  • Alessandro Innaro: basso el.
  • Emidio Petringa: percussioni
  • Pasqualino Ruggiero: tastiere, voci
  • Rosetta Bove: voci
  • Mario Conte: tastiere, programming, sound designing
  • ospiti:
  • Abdullah Chhadeh: qanun
  • Gigi Finizio: voce in Zuru Zuru Napoli
  • Gigi de Rienzo: basso el., tastiere, programming in Yasmar
  • Lino Cannavacciuolo: kemanche' in Yasmar
    M’Barka Ben Taleb, cantante italo-tunisina da anni residente a Napoli e definita dalla stampa ‘la leonessa magrebina’, canta in lingua araba, francese e napoletana, mescolando ogni melodia per creare nuovi, apprezzatissimi, sound.
Antibes Juan-les-Pins, o più semplicemente Antibes (in italiano desueto Antibo e storicamente anche Antipoli, in greco antico: Ἀντίπολις, Antípolis, in occitano Antíbol), è un comune francese di 76 580 abitanti, situato nel dipartimento delle Alpi Marittime nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. I suoi abitanti si chiamano antibois (in occitano provenzale antibolencs o antiboulen, in italiano antiboini). È il secondo comune del dipartimento delle Alpi Marittime, dopo Nizza.
Fu fondata nel IV secolo a.C. dai greci di Massalia con il nome di Antipolis. Nel 43 a.C. fu ufficialmente annessa alla provincia romana della Gallia Narbonense. Tra il IV ed il V secolo fu fondata la diocesi di Antibes.
Sul finire X secolo il conte di Provenza Guglielmo I ripartì i territori lungo la costa recentemente strappati ai saraceni tra i suoi feudatari. Uno di questi, Rodoardo, considerato il capostipite dei Da Grasse, ottenne la metà della diocesi di Antibes. Nella seconda metà del XII secolo i Da Grasse vendettero la città al vescovo locale. Nel 1124 i saraceni saccheggiarono ed incendiarono la cattedrale della città. A fronte delle continue incursioni, il 19 luglio 1244 i vescovi di Antibes si stabilirono nella vicina Grasse, ritenuta più sicura.
Nel 1385 l'antipapa Clemente VII concesse la signoria di Antibes al doge genovese Antoniotto Adorno a patto che non riconoscesse la legittimità di papa Urbano VI. Contrariamente a quanto accordato il doge genovese si schierò con il pontefice romano vedendosi così revocato il possesso della città provenzale i cui diritti vennero acquisiti nel novembre dello stesso anno dalla camera apostolica. Nel frattempo i fratelli Luca e Marco Grimaldi avevano prestato alla camera apostolica avignonese 5.000 fiorini genovesi in cambio delle rendite del feudo di Antibes. Impossibilitato a restituire la cifra Clemente VII assegnò loro la signoria di Antibes nel novembre 1386. Nel 1392 Maria di Biot, reggente della contea di Provenza e partigiana dell'antipapa avignonese, confermò il possesso di Antibes ai Grimaldi in contrasto con il vescovo di Grasse, rimasto fedele al papa di Romahttps://it.wikipedia.org
#ViteSpericolate. Doris Duranti 
Doris Duranti, nata Dora Durante (1917 – 1995), è stata un'attrice italiana, una delle dive di spicco del cinema italiano durante il ventennio fascista. 
Fu anche celebre per la sua rivalità con Clara Calamai. Iniziò la sua carriera giovanissima, già dal suo primo arrivo a Roma presso suo cugino Lorenzo, con alcune apparizioni minori e lavorando come comparsa in Vivere! (1937) di Guido Brignone e in La gondola delle chimere di Augusto Genina; 
Molto importante per la sua carriera fu l'agente cinematografico Eugenio Fontana, che ne curò per molti anni i rapporti con produttori e registi. Tra le sue più riuscite interpretazioni vanno inoltre ricordate Cavalleria rusticana e Carmela. 
In quest'ultimo film Doris Duranti si mostrò a seno nudo, fatto che diede vita ad una celebre "querelle" con l'altra grande diva del cinema italiano di quegli anni, Clara Calamai, apparsa in una scena analoga nel film La cena delle beffe. La Duranti teneva a dire che «il mio fu il primo seno nudo ripreso all'impiedi, apparve eretto com'era di natura, orgoglioso, senza trucchi, invece la Calamai si fece riprendere sdraiata, che non è una differenza da poco». Tuttavia, contrariamente a quanto sostenuto dalla Calamai, la prima a mostrare il seno nudo nella storia del cinema italiano fu Vittoria Carpi nel film La corona di ferro, di Alessandro Blasetti Divenuta l'attrice più ammirata e pagata durante il regime fascista, nel 1940 la Duranti conobbe il gerarca toscano Alessandro Pavolini, ministro della Cultura Popolare, e presto gli si legò sentimentalmente. 
La relazione fu in un primo momento osteggiata, ma poi tollerata da Mussolini, che pare fosse rimasto colpito positivamente dalla Duranti nel film Il re si diverte. Amica di Galeazzo Ciano, livornese come lei, assistette impotente alla sua tragica fine avvenuta anche per mano del suo compagno Pavolini. Straziata da questi dolori interni che la toccavano nel privato, cercò di tutelare i propri familiari a Roma, in Sabina e a Livorno, ma non riuscì ad evitare l'occupazione nazista delle case in cui risiedevano, con la drammatica conseguenza del loro sfollamento, esponendoli a grandi rischi con conseguenze spesso fatali.

Nessun commento:

Posta un commento