I lanzichenecchi (dal loro nome in tedesco Landsknecht) erano soldati mercenari di fanteria, arruolati da Legioni tedesche del Sacro Romano Impero Germanico, che combatterono tra la fine del XIV secolo e il XVII secolo.
Divennero famosi per la loro crudeltà nei confronti dei popoli combattuti nonché per la violenza che mostravano contro il nemico.
Lanzichenecchi · Franco Battiato
Il termine deriva dal tedesco e significa letteralmente "servo rurale". Designava i militari di professione, reclutati dall'Imperatore soprattutto tra i figli cadetti delle famiglie di contadini piccoli proprietari. Costoro preferivano dedicarsi all'attività militare pur di non diventare servi rurali al servizio dei fratelli primogeniti, che erano gli unici eredi dei beni paterni. Da ciò deriva il loro nome. Il loro armamento consisteva in una spada e una lunga picca.
Durante le guerre dei contadini in Germania (1524-25) vennero ingaggiati sia dalla nobiltà sia dalle schiere contadine.
Furono protagonisti delle efferatezze sui civili durante il sacco di Roma del 1527: inviati dall'imperatore Carlo V, per contrastare una lega di stati italiani (la lega di Cognac) che si erano alleati con la Francia e alla quale aveva aderito anche il papa Clemente VII. I lanzichenecchi, per la maggior parte protestanti, erano esasperati dalla lunga spedizione per la quale non erano stati pagati, e mossi da odio contro la Chiesa Cattolica, si riversarono su Roma, conquistandola e sottoponendola a otto giorni di saccheggi e violenze, che l'imperatore stesso non riuscì a impedire e dalle quali lo stesso papa si salvò a stento.
Durante la loro calata verso Roma nel 1526, guidati da Georg von Frundsberg, vennero affrontati dalle milizie guidate da Giovanni dalle Bande Nere prima di attraversare il Po nel territorio dei Gonzaga
Precisamente il Po venne passato a Ostiglia. Da lì il percorso, sino al campo degli imperiali a Piacenza, è stato puntualmente annotato da Francesco Guicciardini:
«Camminorono dipoi i tedeschi, non infestati più da alcuno, lasciato indietro Governo, alla via di Ostia lungo il Po, essendo il duca d'Urbino a Borgoforte; e a' venti otto dí, passato il Po a Ostia, alloggiorono a Revere: dove, soccorsi di qualche somma di denari dal duca di Ferrara e di alcuni altri pezzi di artiglieria da campagna, essendo già in tremore grandissimo Bologna e tutta la Toscana, perché il duca di Urbino, ancoraché innanzi avesse continuamente affermato che passando essi Po lo passerebbe ancora egli, se ne era andato a Mantova, dicendo volere aspettare quivi la commissione del senato viniziano se aveva a passare Po o no. Ma i tedeschi, passato il fiume della Secchia, si volseno al cammino di Lombardia per unirsi con le genti che erano a Milano. [...] I fanti tedeschi intanto, passata Secchia e andati verso Razzuolo e Gonzaga, alloggiorono il terzo di dicembre a Guastalla, il quarto a Castelnuovo e Povì lontano dieci miglia da Parma; dove si congiunse con loro il principe di Oranges, passato da Mantova con due compagni, a uso di archibusiere privato. A' cinque, passato il fiume dell'Enza al ponte in su la strada maestra, alloggiorno a Montechiarucoli, standosi ancora il duca d'Urbino, non mosso da' pericoli presenti, a Mantova con la moglie; e a' sette, i tedeschi passato il fiume della Parma alloggiorno alle ville di Felina, essendo le piogge grandi e i fiumi grossi. Erano trentotto bandiere, e per lettere intercette del capitano Giorgio al duca di Borbone, si mostrava molto irresoluto di quello avesse a fare. Passorono agli undici dí il Taro, alloggiorono a' dodici al Borgo a San Donnino, dove contro alle cose sacre e l'immagini de' santi avevano dimostrato il veleno luterano; a' tredici a Firenzuola, donde con lettere sollecitavano quegli di Milano a congiugnersi con loro: ne' quali era il medesimo desiderio.»
(Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, libro XVII, cap. 16)
Una rappresentazione di questa fase dell'avanzata dei lanzichenecchi viene data nella pellicola Il mestiere delle armi, di Ermanno Olmi.
Varie sono le raffigurazioni di Lanzichenecchi nell'arte. Si ricordano, ad esempio, i due lanzichenecchi affrescati sulla prima porta del Castello di Hochosterwitz in Carinzia[2] e il soldato impugnante una spada presente nella Crocifissione del Duomo di Cremona. I Lanzichenecchi sono presenti anche negli Arazzi della battaglia di Pavia conservati presso il Museo nazionale di Capodimonte a Napoli.
A Firenze la Loggia della Signoria è detta anche "Loggia dei Lanzi" poiché qui stava un corpo di guardia composto da lanzichenecchi.
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