
Anche Mozart copiava. Cover, somiglianze, plagi e cloni
Editore: Auditorium
Anno edizione: 2004
In commercio dal: 1 novembre 2004
Pagine: 254 p., Brossura
EAN: 9788886784283
«La musica orecchiabile, proprio perché tale, assomiglia a qualche cosa già scritta, già proposta alla gente. Se non fosse stata udita non avrebbe successo», dice Ennio Morricone. Un fenomeno di stretta attualità quello del plagio: le cause attualmente pendenti negli uffici giudiziari italiani sono infatti non meno di 3mila, dice Bovi. In Italia i casi più famosi di plagio sono quelli di Al Bano e Michael Jackson (oggetto del contendere, il brano "I cigni di Bakala"), Ricky Gianco e Claudio Baglioni e, ultimo in ordine di tempo Sergio Endrigo e il maestro Luis Bacalov. Proprio un anno fa la corte di appello civile di Roma ha stabilito che Bacalov copiò alcune note del tema musicale de 'Le mie notti' per la colonna sonora del film 'Il Postino'.
Peraltro Bovi non riesce ad uscire da una contraddizione che lui stesso solleva: il "diritto d'autore" e la ricerca esasperata del "plagio" sono venuti a consistere soprattutto nell'ultimo secolo. Prima tutti copiavano con grande piacere e senza remore: copiavano, citavano, si autocitavano e vivevano felici e contenti. Da cui il titolo. Ora invece siamo in mano ai legulei, agli spaccacapelli in quattro, a personaggi che sentenziano trombonisticamente che "4 battute si può, 5 no", stabilendo fragili e fragilissimi steccati entro i quali bisogna stare. Ma quali sono i confini veri, in realtà nessuno lo sa dire. Ancora oggi si dibatte del plagio di Michel Jackson su Al Bano (dove in realtà non dovrebbero esserci grossi dubbi. Nonostante l'inverosimiglianza della situazione, i due brani sono quasi identici) o di quello di Bacalov su Endrigo (quasi certo), ma le uniche condanne sono quelle dove un autore ammette il plagio (George Harrison per "My sweet Lord").
Leggendo il libro (a parte un inutile sproloquio del prezzemolino Pasquale Panella, che peraltro sostiene l'appropriazione di materiale eterogeneo) si viene resi edotti, in modo ragionieristico, di tutte le possibili somiglianze tra le canzoni. Anche a livello di testo (e questo, signori miei, mi fa scompisciare dal riso! C'è chi ritiene di avere la proprietà della parola o della frase! Ma siamo scemi o facciamo solo finta? Siamo, o meglio sono, scemi)! Compare anche a un certo punto la lista dei brani di un Festival di Sanremo dove una canzone, che taccio per carità, sarebbe il risultato combinatorio di altre quattro melodie. Ora dico io, se lo ha fatto davvero è un genio e andrebbe premiato più che perseguito. Purtroppo qui torniamo al livello puramente fisico dell'ascolto, al microframmento, alla nota estrapolata dal concetto. E se mi danno fastidio quelli che fanno le citazioni letterarie per difendere il loro debole pensiero, mi danno ancora più fastidio quelli che riescono a estrapolare singoli insiemi di note, per definire un lavoro.
O vogliamo parlare della geniale arte combinatoria di Fabrizio De André che gli amici definivano un "metteur en siem", gioco di parole tra "regista" ossia "metteur en scene" in francese e "assemblatore". Ma prendete solo i testi (per parlare di materiale minore) di "Caro amore" e di "Aranjuez la tua voce", entrambi sulle musiche del concerto per Aranjuez di Rodrigo, la prima di De André, non autorizzata (e il brano è stato ritirato) e la seconda autorizzata. Vedete voi. O guardate ancora cosa De André ha fatto con il concerto di Telemann in Re maggiore per tromba, archi e continuo. Lo ha trasformato in una canzone indimenticabile come "Canzone dell'amore perduto", dove c'è la frase "l'amore che strappa i capelli" che Endrigo riprenderà in "Le mie notti" che è stata a sua volta plagiata dalla colonna sonora del postino di "Bacalov". Sembra un gioco di scatole cinesi, ma a me piace Telemann, De André, Endrigo e (massì!) anche la colonna del postino!
Cosa resta allora? Qualche curiosità. Come il fatto che "Una donna per amico" di Lucio Battisti è stata plasmata sul tempo di uno stornello romano (provate per credere a cantarla a stornello. Funziona!), che Zucchero copia a man salva (ma questo lo si sapeva), ma lo fa a ragion veduta e, in fin dei conti, paga per quello che copia. Che Minghi è uno che ricorre molto all'ispirazione esterna. Che Ricky Gianco negherebbe anche l'evidenza come "Celeste" (da "Atlantis" di Donovan) o "Pietre" (da "Rainy day woman #12,35, quella che inizia con "They'll stone you, when you're trying to be so good" ossia "se sei buono ti tirano le pietre") o "Il vento dell'est" (da "Noth country fair" di Dylan. Avete presente il verso "E fa che i suoi capelli / siano sempre più lunghi"? Leggete questo: "Please see for me if her hair hangs long"), ma è pronto a ricordare che Walter Chiari gli ha fatto notare che "Raindrops keep fallin' on my hat" ha qualcosa in comune con "Ora sei rimasta sola". http://www.bielle.org/Libri/2005/MozartCopiava_libro.htm
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